Beirut, dal nitrato di ammonio alla spaventosa ipotesi dell’attacco di un missile: nel frattempo si scava tra le macerie di una città fantasma.
Beirut, le immagini della terribile deflagrazione di martedì

Mentre da martedì spopolano sul web, video terrificanti che testimoniano la tragicità della deflagrazione che ha provocato un’onda d’urto che ha spazzato via auto e case nella capitale del Libano, un dibattito diplomatico internazionale si sta consumando per cercare di capire chi, e cosa ha provocato una tragedia del genere, e tra le ipotesi sorge la possibilità di un’azione militare.

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Dalle prime fonti, il disastro, che ha colpito duramente la cittadina del Libano, è stato provocato dall'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio stoccato da anni nel porto di Beirut.

Ma da Beirut, il Presidente Aoun: NON si può escludere un missile o una bomba!!!

Le indagini ora si stanno articolando in tre fasi e mirano a chiarire punti decisivi della vicenda: Primo, capire come il materiale esplosivo sia entrato e sia stato stoccato, secondo se l'esplosione sia il risultato di una negligenza o di un incidente e terzo la possibilità che ci sia stata una "interferenza esterna".

La deflagrazione, infatti, è avvenuta durante un periodo di forte crisi interna ed economica, tensione aggravata dall’attesa della sentenza per l’omicidio dell’ex premier Hariri.

Certo è, che intorno al cratere di Beirut, sono tanti gli scenari possibili che si stanno mettendo al vaglio: Dal complotto all’incuria, passando per il sabotaggio.

Discordante l’opinione degli esperti stranieri che analizzando i video della tragedia e in base allo studio del colore del fumo e delle fiamme che lo scoppio ha causato, ne risulta che il colore per alcuni è compatibile con il nitrato, per altri ci sono indizi di materiale militare.

Spunta così anche l’ipotesi di un doppio deposito: quello con il carico, altamente instabile di nitrato, sbarcato dalla nave Rhosus anni fa, e un secondo, altrettanto pericoloso, forse di natura militare.

Certo è che dalla prima ipotesi, ovvero quella secondo cui le fiamme sono partite per motivi accidentali, innescate da fuochi d’artificio — confiscati nel 2009-2010 e di cui molti sapevano, e che hanno poi coinvolto il resto, ora si stanno affiancando altre, sempre spaventose ipotesi.

Quello che in molti chiedono da Trump a Macron , sarebbe un’opportuna commissione d'inchiesta internazionale, ma il governo ha già respinto l’idea ritenendo di essere in grado di far chiarezza.

Intanto il paese fa i conti con una tragedia umanitaria preoccupante; Il presidente Michel Aoun chiede due settimane di stato di emergenza, mentre il ministro della Sanità Hamad Hassan invita chi può a lasciare la città.

Presto ancora per parlare del numero delle vittime, perché via via si affievoliscono le speranze di ritrovare i dispersi sotto le macerie di una città distrutta.

Al momento sono un centinaio i deceduti, più di 4000 i feriti e oltre 300 mila persone rimaste senza casa, dati che purtroppo sono destinati ad aumentare e nel frattempo, gli ospedali, già in crisi per il Coronavirus, sono al collasso per i tanti feriti che accorrono dalla città.

Si esortano i sopravvissuti ad indossare le mascherina, a causa del diffuso strato di polvere che la deflagrazione ha sparso tutto attorno, assieme ad un fastidioso odore di agenti chimici che fanno arrossare gli occhi e irritano i bronchi.

Lo scenario che si presenta è quello che ha coinvolto gli abitanti nella guerra civile tra il 1975 e 1990 e che tuttavia non aveva portato ad un disastro del genere avvenuto in soli cinque minuti..

La città è disastrata, senza energia elettrica perché lo spostamento d’aria ha tagliato i fili elettrici e i generatori non funzionano più, ha gettato calcinacci sulle strade bloccando l’arrivo del gasolio e con l’ombra di un’emergenza sanitaria preoccupante.

In più ha creare timore è adesso l’avanzare di uno scontento che già trovava terreno fertile in un paese in piena crisi, e che ora rischia la nascita di una vera e propria rivoluzione.

Infatti migliaia sono i cittadini libanesi che sono scesi in strada oggi a Beirut per protestare e commemorare le vittime; la folla fa irruzione al ministero degli Esteri e brucia i ritratti del presidente.

Assaltati anche il ministero dell'Economia e dell'Ambiente mentre i manifestanti stanno tentando di prendere anche il ministero dell'Interno.

Sono almeno 172 i feriti negli scontri tra la polizia e i manifestanti secondo la Croce rossa. Morto un poliziotto.

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FONTI:

Per il contenuto: rainews.it "Beirut, il Presidente Aoun: non si può escludere un missile o una bomba"

Corriere.it "Esplosione a Beirut, i sei scenari possibile del disastro" 

Per l'immagine: www.we-news.com 

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Valentina Procopio