Stefano Cucchi, un caso fra anomalie, marce indietro, accuse e sospetti
Stefano Cucchi, un caso fra anomalie, marce indietro, accuse e sospetti. 

Al processo bis in Corte d'Assise parlano ora due carabinieri: "I verbali furono modificati, i vertici sapevano tutto". Secondo quanto emerge dalle testimonianze, l'Arma sarebbe stata informata della vicenda Cucchi e avrebbe fatto pressione affinché fosse scritta una relazione sull'accaduto più "leggera".

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Nuovi sviluppi nella vicenda della morte di Stefano Cucchi: ci sono ora le testimonianze di due carabinieri nel processo che vede imputati 5 carabinieri, tutti con accuse gravissime.

Tre di loro sono accusati di omicidio preterintenzionale. Sono indagati inoltre per aver falsificato i verbali e per aver rilasciato falsa testimonianza, accusando del pestaggio  tre agenti della polizia penitenziaria, successivamente assolti.

Francesco di Sano e Gianluca Colicchio, questi i nomi dei due militari, tennero in custodia Cucchi la notte del suo arresto nella caserma di Tor Sapienza fino al mattino dopo, quando il giovane fu trasferito in tribunale per la convalida del fermo.

Secondo le deposizioni rilasciate dai due carabinieri al Pubblico ministero Giovanni Musarò, L’Arma sarebbe stata informata dell’arresto e della  successiva morte di Cucchi prima che la vicenda finisse sotto l’occhio della magistratura e dei media: vennero quindi richieste due relazioni riguardo l’accaduto. Entrambe sono datate 26 ottobre e vennero scritte  intorno alle ore 18,40.

Dalle testimonianze dei due emerge che, in concomitanza con l’apertura delle indagini, i vertici dell’Arma avrebbero fatto pressioni affinché le prime versioni dei verbali fossero modificate, dandone quindi una versione più “leggera” di quanto era realmente accaduto.

Nella prima annotazione scritta dal carabiniere Gianluca Colicchio si legge che “Trascorsi venti minuti dal suo arrivo, Cucchi suonava al campanello di servizio della sua cella, lamentando dolori al capo, giramenti di testa e tremori. Dichiarava inoltre di soffrire di epilessia”.

La seconda annotazione riporta lo stesso numero di protocollo e la stessa data, con una versione però diversa: “Cucchi dichiarava di soffrire di epilessia, manifestando uno stato di malessere generale probabilmente dovuto alla sua tossicodipendenza, lamentandosi del freddo e della scomodità della branda in acciaio”.

Tuttavia, nella deposizione rilasciata al Pubblico ministero, Colicchio ha dichiarato di non riconoscere come sua la seconda annotazione, in cui si accennava alla tossicodipendenza del ragazzo: “Ricordo di aver scritto una sola relazione. La seconda è strana: porta la mia firma, ma non la ricordo. Ci sono dei termini che io non uso, non la riconosco”.

Stessa identica anomalia viene riscontrata nelle annotazioni scritte dal carabiniere Francesco di Sano, datate sempre 26 ottobre. Nella prima si legge: “Cucchi lamentava dolori al costato e tremore dovuto al freddo, e di non riuscire a camminare, veniva comunque aiutato a salire le scale”.

Tuttavia il verbale cambia. La successiva e definitiva versione è questa: “Cucchi riferiva di essere dolorante alle ossa a causa del freddo e della rigidità della branda, ove comunque aveva dormito per poco tempo, dolore causato anche dalla sua notevole magrezza”.

Interrogato in aula, Di Sano ha ammesso di essere stato invitato a cambiare la sua prima relazione, scrivendone una meno dettagliata, mentre appare significativa la testimonianza di un altro carabiniere, Pietro Schiavone, il quale insieme ad un altro collega condusse Cucchi dalla caserma di Tor Sapienza in tribunale e che già nel 2009 disse ai magistrati della procura di Roma che “Cucchi aveva chiaramente subito percosse, presentava vistosi ematomi ad entrambi gli occhi”. 

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