Referendum 2020

Previsto inizialmente per il 29 di Marzo e successivamente rinviato a causa del Coronavirus, finalmente il tanto discusso Referendum per il taglio dei parlamentari si svolgerà il 20 e il 21 Settembre e toccherà ora agli Italiani mettere un punto su un argomento sul quale sono state costruite intere campagne elettorali e che tanto tocca l'opinione pubblica stanca di una politica rumorosa e soprattutto numerosa.

Copyright © All Rights Reserved - We-News.com

Istituito il primo gennaio del 1948 ed entrato in vigore il primo agosto dello stesso anno, il Parlamento Italiano è una tra le più vecchie istituzioni europee.

E’ stata la legge costituzionale n.2 del 1963 a fissare il numero di parlamentari; tale legge stabiliva la giusta proporzione fra cittadini e parlamentari:un deputato ogni 80 000 abitanti e un senatore ogni 200 000.

La Camera dei deputati oggi comprende 630 deputati, mentre il Senato comprende 315 senatori, entrambi eletti dai cittadini (Il numero totale dei senatori in carica è dato dalla somma di quelli eletti e dei senatori a vita).

Già nel 2011 la commissione affari costituzionali del Senato della Repubblica, ha cominciato l'esame di sei disegni di legge costituzionale, proposti tra il 2008 e il 2011 che modificano gli articoli 56 e 57 della Costituzione, riducendo il numero di deputati e senatori.

Le proposte di riduzione sono state avanzate a causa di evidenti valutazioni negative sull'operatività della politica italiana, in termini di compensi, capacità di produrre leggi applicabili in tempi ragionevoli, effettiva partecipazione alle attività camerali.

Ed eccoci ora nel 2020, anno in cui il Movimento 5 Stelle, chiama finalmente gli italiani a decidere, con un Referendum Costituzionale, su un argomento tanto dibattuto negli anni e che allora come oggi divide nuovamente la politica italiana che stavolta vede a rischio le proprie poltrone.

LE RAGIONI DEL SI

Come dichiarato dal ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro (M5s), a qualche anno prima dal PD, quando ha ricoprire qual ruolo era l’allora Ministro Maria Elena Boschi, quello italiano è sicuramente tra i Parlamenti più “numerosi” d’Europa.

Fraccaro inoltre, facendo uno studio con il resto dell’Europa, sull’ elezione diretta dei parlamentari, colloca l’Italia (con i suoi 60,36 milioni di abitanti) prima in classifica, superando la Germania con una popolazione di 82 milioni di abitanti (che elegge direttamente i 709 membri del Bundestag e indirettamente i 69 membri del Bundesrat), al Regno Unito (che elegge direttamente i 650 membri della House of Commons e indirettamente i 791 della House of Lords), alla Francia (che elegge direttamente i 577 membri dell’Assemblea Nazionale e indirettamente i 348 membri del Senato) e alla Spagna (che elegge direttamente i 350 deputati e 208 dei 266 senatori) e che detiene il primato per il numero più bassi di parlamentari.

Il referendum porterebbe alla riduzione del numero dei senatori da 315 a 200 e quella del numero di deputati da 630 a 400.

Il totale dei parlamentari eletti, senza quindi contare i senatori a vita, si ridurrebbe così da 945 a 600, facendo in tal modo perdere all’Italia, il triste primato di una politica dispendiosa.

In realtà,a pensarci bene, il taglio è minimo, ovvero, Camera e Senato verrebbero ridotte di poco più di un terzo.

Oggi c’è un deputato ogni 96 mila abitanti, con il taglio ce ne sarebbe uno per 151 mila. A Palazzo Madama oggi siede un senatore ogni 188 mila abitanti, con il taglio ce ne sarebbe uno ogni 302 mila.

Su questi numeri sii poggiano le tesi sostenitrici del no che pongono agli italiani la seguente domanda: “Può un senatore passare dal rappresentare una popolazione di 188 mila abitanti a una di 302 mila?".

Certo è che la riduzione dei seggi porterebbe ad un taglio significativo dei costi della politica, con 315 stipendi in meno che tra compensi, rimborsi, indennità e altro ancora porteranno ad un risparmio di 19 mila euro e rotti per un deputato e poco di più, tra 20 e 21 mila euro, per un senatore.

LE RAGIONI DEL NO

Dai sostenitori del no si contesta principalmente la riduzione di rappresentatività del Parlamento e la perdita di autorevolezza dell'istituzione.

Inoltre la paura sarebbe quella di indebolire la rappresentanza regionale, ovvero le regioni più piccole non sarebbero adeguatamente rappresentate.

Nei collegi piccoli, per esempio, se in palio ci sono tre o quattro seggi, passeranno solo i partiti più grandi, e resterebbero fuori tutti gli altri.

La vittoria del Sì inoltre, richiederebbe un adeguamento di un gran numero di meccanismi di funzionamento della Repubblica, dal ridisegno dei collegi alle regole per l’elezione del presidente della Repubblica alla modifica dei regolamenti parlamentari.

E mentre la politica si divide, il Referendum che non necessiterà di un quorum, lascia agli Italiani la responsabilità e la libertà di cambiare un Parlamento che fino ad oggi è rimasto inviolato nonostante il mondo intorno sia cambiato.

«Quanto ti è piaciuto questo articolo???» ... Aiutaci:

1) Condividendolo sui Social Network;

2) e Registrandoti per Commentarlo QUI sotto.

Grazie di cuore!

 

FONTI:

Per il contenuto: a- corriere.it "Referendum costituzionale del 2020 sul taglio dei parlamentari: come funziona e le ragioni del Sì e del No" 

b- Agi.it "Il Parlamento più numeroso d’Europa?"

c- Money.it "Numero di parlamentari in Italia e nei Paesi UE: l’infografica"

Per l'immagine: sestopotere.com  

N.B. L'autore di questo articolo manleva da ogni qualsivoglia responsabilità questo sito e chi vi ci lavora per qualunque danno arrecato. Se pensi che ci sia stato dichiarato il falso e/o siano state commesse delle infrazioni legali, scrivici per poterti mettere in contatto direttamente con l'autore che si assume il 100% della responsabilità.

Valentina Procopio